Prove di guerra civile?
ottobre 23, 2012
di K. Maragkòs
Il giorno dopo lo scioglimento della manifestazione a Syntagma, il 18 ottobre (giorno dello sciopero generale), Stàthis, il noto vignettista, ha considerato come tema centrale da commentare in un suo articolo pubblicato su enikos.gr “la perfetta collaborazione della polizia con gli incappucciati e i provocatori – i noti ‘ignoti’ – che hanno sciolto la manifestazione e così facendo impediranno alla gente di scendere in piazza la prossima volta”… “questa cosa, e cioè la polizia che gioca a ‘guardie e ladri’, l’abbiamo vista durante tutto il periodo della metapolitefsi” (nd.t. metapolitefsi è il periodo successivo alla caduta della dittatura). “Visto, quindi, che il lavoro della polizia è quello di provocare tutte le manifestazioni, di picchiare o di inventare qualsiasi scusa per poter leggittimare lo scontro, il lavoro della sinistra è quello di evitare in futuro di cadere in questa trappola. Che trovi il modo”.
É questo l’obbligo che risulta più importante al vignettista Stàthis, dopo tanta riflessione. Questa idea viene comunque condivisa anche da una grande parte della sinistra, forse anche dalla sua gente. Di evitare la sfortuna. Visto che non sai mai se sarà la polizia a provocarti o i provocatori. Altrimenti dobbiamo imparare a proteggere i nostri cortei. Proteggerli da chi? Ma è più che ovvio, dai provocatori che danno la scusa alla polizia di scioglierci. L’unica cosa che non ci dicono tizi come Stàthis, però, è cosa succede nel caso in cui, nonostante tutto, dobbiamo difenderci dalla polizia, quando quest’ultima ci attacca con o senza provocatori. Anche in questo caso dobbiamo salvaguardare i nostri cortei? Ci difendiamo o stiamo là e ci facciamo picchiare? Di cose come queste tipi come Stàthis se ne fregano proprio, senza dare una risposta. Si preoccupano piuttosto di consigli del tipo “evitare la sfortuna”.
In realtà Stàthis e i suoi pensieri sono fuori tempo e fuori luogo. Come già a maggio, quando prevedeva che l’Alba Dorata si sarebbe bruciata, uscendo dal buio alla luce. Le elezioni di giugno e l’ultimo sondaggio, invece, ci hanno rivelato che l’Alba Dorata si trova bene anche alla luce del giorno. La sinistra, però, non vuole proprio capire che i tempi sono cambiati. Che non ci sono più regole, almeno non quelle del periodo dellametapolitefsi. Che il potere non cerca il consenso sociale con i suoi avversari, che sta costruendo nuove forme di alleanza, senza calcolare il costo politico dall’attacco al diritto del lavoro e ai diritti costituzionali. Il problema non sono i “teppisti”, come alcuni – tra cui anche Stàthis – credono, ma la messa in discussione da parte dello stato dei fondamentali e dei diritti costituzionali, come quello di concentrarsi e manifestare. E questo succede in modo sistematico dal momento in cui è stato creato il governo tripartito.
Ieri, tra l’altro, nella penisola Calcidica la situazione è uscita fuori ogni controllo. La repressione di ieri, così feroce, contro i residenti che reagivano all’apertura dell’azienda d’oro in Skouriès (che sta distruggendo il bosco vergine e protetto e l’acqua della zona) ha superato ogni limite. Per due ore le squadre antisommossa (Επί δύο ώρες τα μαινόμενα ΜΑΤ) hanno attaccato con i gas lacrimogeni, le granate e le manganellate, insultando le persone come fanno i criminali comuni e festeggiando ogni volta che una delle loro bombe scoppiava quasi sulle teste dei manifestanti, che cercavano in qualsiasi modo di evitare il linciaggio delle forze della repressione. Sono arrivati al punto di rompere i vetri delle macchine e di lanciare i gas lacrimogeni dentro. Atti per cui, se davvero ci fosse una giustizia indipendente, sarebbero già dovuti essere arrestati almeno una decina di poliziotti, per tentato omicidio con dolo. Invece, al contrario, è stata fermata un’intera famiglia che viaggiava su un furgone dentro il quale è scoppiato un lacrimogeno. Il conducente si è acceccato e ha perso il controllo della macchina. Per questo incidente il conducente è accusato di “tentato omicidio”. Poco prima, i suoi accusatori, soggetti vergognosi che vengono pagati dalla gente per rompere teste, avevano fermato un’altra macchina. Hanno fatto scendere una donna di 55 anni e dopo averla messa in ginocchio le hanno rotto il ginocchio con lo stivalone. Poi un altro “rambo” che serve nella stazione di polizia ha insultato e spinto la deputata di Syriza K. Igglèzi, quando lei ha chiesto di entrare nella caserma di polizia per controllare la situazione degli arrestati. E nello stesso momento, i manifestanti finiti in ospedale venivano intimiditi dagli uomini della squadra antisommossa, completando così il puzzle della vergona. E tutto questo per gli interessi dell’azienda “Ellinikòs Chrysos”, che appartiene a Bòbolas e che sta distruggendo un intero bosco nella penisola Calcidica per ricavare una quantità d’oro che si stima valere intorno a 1,5 miliardi di euro e che è passata nelle sue mani per 11 milioni di euro.
Cosa avrà da dire di tutto questo il vignettista Stàthis? Come sarebbe possibile “evitare la trappola”? Forse non si dovrebbe proprio manifestare? Qui non c’erano dei provocatori, allora cos’è successo? Che la polizia ha attaccato la gente? La Calcidica è la prova per eccellenza di dove ci troviamo. Lo stato di emergenza significa tolleranza zero verso chiunque dubiti delle sue scelte. Esattamente la stessa cosa è successa anche durante i grandi scioperi e le rispettive manifestazioni. Le forze della repressione agiscono senza alcuna provocazione. Tra l’altro, a loro non servono le provocazioni. La polizia non è una massa. Non reagisce, agisce sotto ordini precisi. Se fai parte del corpo nazionale e gli dici una volta “vieni con noi” e poi l’altra “tu non sei greco”, il poliziotto sta là a guardarti in modo amichevole. Se sei qualsiasi altra cosa, il suo comportamento non è affatto amichevole.
Le squadre antisommossa sono state le prime ad attaccare in tutte le manifestazioni dopo l’estate. Hanno fatto la stessa cosa in tre pre-raduni per il 26 settembre, hanno fatto la stessa cosa durante il presidio di solidarietà al tribunale per gli antifascisti fermati, hanno fatto la stessa cosa il 18 di ottobre. La stessa cosa, poi, è successa anche in Calcidica. Chi non vuole vedere questa cosa e continua le sue storielle sui “provocatori”, evitando la sostanza del fatto, non solo non contribuisce al discorso, ma provoca anche un’ulteriore confusione nelle linee del movimento. Per quanto riguarda i “provocatori”, poi, si intende che ci sono e che agiscono in ogni manifestazione. Alcuni di loro li abbiamo visti parlare di “comunisti e traditori” appena il corteo del PAME (n.d.t. sindacato del partito comunista) si è allontanato da piazza Syntagma. Sbirri e fascisti in azione comune. Si capisce che i cortei devono essere salvaguardati dagli sbirri e dai loro collaboratori. Ma questa guardia non può finire là, ai poliziotti in borghese. Quelli che sciolgono le manifestazioni non sono nè gli sbirri, nè i poliziotti in borghese, nè i manifestanti incazzati, ma le squadre antisommosse e i battaglioni d’assalto della Dèlta (nd.t. polizia in moto), che si lanciano con le moto contro i manifestanti, come se fossero dei kamikaze. Se la sinistra ed il movimento vuole difendere il diritto a manifestare, dovrà imparare a stare sulle strade. Tutto il resto sono parole all’aria, come le minacce del tipo “vi esauriamo nella legittimità”. Il deputato fascista dell’Alba Dorata Panayòtaros ha del tutto ragione. Siamo già in guerra civile. Anche se, si capisce, le parti sono molto diverse da quelle che sostiene l’ignorante prepotente fascista. Da una parte ci sono i battaglioni d’assalto del ministro Dèndias, con gli ordini chiari per ogni manifestazione pubblica dei lavoratori e dei cittadini di caricare con ferocità i manifestanti, riempendo all’inizio lo spazio con dei gas chimici vietati, e prendendo poi la gente a manganellate, per aprire teste e per rompere gambe e braccia. Poi, fermare ogni volta centinaia di persone, come è successo nei due scioperi generali e nella manifestazione contro la Merkel e in altre manifestazioni più piccole. Dei fermi, con un calcolo percentuale, vediamo come quasi il 20% vengono tramutati in arresti, con delle accuse infondate ma pesantissime. Molti tra i fermati, di solito, vengono fotosegnalati e tutte le loro generalità vengono pubblicate mettendo così in pericolo anche la loro vita. Al lato della tattica da guerra civile, agisce la riserva fascista dell’Alba Dorata. Questa organizzazione, mentre sostiene di lottare contro lo stato, nello stesso momento è fiera del fatto di essere sostenuta dal 70% dei poliziotti. Come possa essere possibile che succede tutto nello stesso momento, solo Dio lo sa. Qui si tratta di una banda che agisce indisturbata, con centinaia di attacchi assassini, soprattutto contro i migranti, con ripetute distruzioni della proprietà, con intimidazioni ai cittadini, con interventi parastatali in uffici statali (asili nido, uffici delle imposte, ispettorati del lavoro) e anche in aziende, affinché vengano licenziati i lavoratori migranti e affinché al loro posto vengano assunti greci indicati dall’organizzazione fascista. Il parastato razzista, opera in piena collaborazione con l’apartheid statale, che sta costruendo il governo a partire dall’operazione “Zeus Xenios”, con l’arresto di decine di migliaia di migranti innocenti in tutto il paese, e poi con la carcerazione nelle Guantanamo greche di migliaia di migranti nelle condizioni più disumane. Il governo, vedendo che le reazioni ai trasferimenti di migliaia di migranti nei campi di concentramento non sono state quelle sperate, ha voluto imporre la sua repressione e limitare anche i diritti democratici dei cittadini che reagiscono alla sua politica. Con lo stesso odio, dando l’ok agli attacchi senza nessun limite.
La repressione, il razzismo e la limitazione dei diritti democratici sono la componente necessaria per l’abolizione dei diritti lavorativi, per lo scioglimento dello stato di previdenza sociale e per la feroce austerità che stanno promuovendo attraverso il memorandum. La classe dirigente e il governo cercano, attraverso il razzismo e la repressione vergognosa, di creare il nuovo blocco sociale di potere, preparando il terreno per un scontro civile diretto, in cui sarà intensificata la resistenza alla anti-rivoluzione sociale in atto da due anni. La ricreazione del blocco sociale si fa, appunto, su questa base. E, fino ad oggi, uno direbbe anche che si fa così con molto successo. I dirigenti digrignano i loro denti e organizzano le loro forze per ogni eventualità. E su questo nessuno deve avere illusioni. Gli ultimi sondaggi, anche dopo il nuovo pacchetto da 13,5 miliardi di euro e dopo i nuovi capovolgimenti nei rapporti lavorativi, possono anche rivelare il crollo del Pasok, ma nello stesso momento dimostrano che la destra di guerra civile tiene stabile la sua influenza (50%), con la sua parte fascista intorno al 12%. Si capisce anche che non si tratta di un fronte compatto, ma nemmeno di una maggioranza silenziosa. La classe dirigente può dormire più tranquilla rispetto ad un anno fa. L’alleanza governativa, a parte i colpi mediatici, non sembra essere diminuita dopo il nuovo pacchetto, mentre alla sua destra c’è una forte opposizione istituzionale. Probabilmente, i portatori di una soluzione alternativa. Comunque sia ci sono delle riserve. Ma quella più dinamica è l’Alba Dorata. E sull’agenda dell’Alba Dorata si sta creando l’ultima difesa del regime.
Da quest’estate siamo entrati in un periodo in cui il blocco sociale di potere si sta trasformando con pratiche da guerra civile. In questa scena, si adatta velocemente anche il suo meccanismo repressivo, mentre parallelamente si stanno organizzando le bande fasciste parastatali, che, come anche in passato, agiscono non combattendo lo stato, ma per conto suo. L’Alba Dorata non si limiterà nel ruolo di comprimaria di Samaràs. Rivendicherà il potere del blocco sociale, probabilmente scontrandosi con la destra tradizionale. Per la classe dirigente non esistono panacee. Se l’Alba Dorata ne garantisce l’esistenza, si capisce come si faranno i necessari compromessi. Compromessi che possono anche nascere da accordi fatti apriori, come ci ha già abituato la sinistra in tempi passati. Comunque sia, il pressing statale continuerà senza alcuno sconto e finchè la sinistra e il movimento non troveranno un sistema difensivo, molto presto si troveranno in una posizione ancora peggiore. I fascisti intensificheranno i loro attacchi in collaborazione con la repressione statale, limitando ancor di più lo spazio vitale del movimento, della sinistra e del mondo anti-autoritario. Ogni piano alternativo, sia che si tratti di un governo di sinistra in seguito ad una vittoria elettorale del Syriza, sia che si tratti delle reti di economia solidale, con o senza il P2P foundation, dovrà affrontare seriamente le pratiche dello stato di emergenza ed i progetti fascisti. Se perdiamo le piazze, avremo perso tutto, anche le elezioni, a dispetto di chi crede che sarà il voto a dire l’ultima parola. Le maggioranze, tra l’altro, non si registrano, si guadagnano con la propria spada molto prima delle elezioni.
tratto da avantgarde